Marianna Sassi, la nuova presidente di Terra, cooperativa agricola sociale che si occupa di inserimento lavorativo e tutoraggio di persone svantaggiate, ci racconta come si sono svolte le attività in questo periodo di emergenza sanitaria.
Il Covid ha stravolto la vita a cui eravamo abituati, ci ha costretti a ripensarla in toto o quasi. Improvvisamente mi sono ritrovata ad essere l’unica socia lavoratrice attiva, in quanto, per ragioni di sicurezza, dopo un confronto con le istituzioni e tutte le realtà con cui collaboriamo, abbiamo scelto di lasciare tutti i dipendenti a casa, per proteggerli il più possibile. Tutte le attività didattiche e di tutoraggio sono state bloccate senza sapere quando potessero ripartire e come. Sono rimasta perché i campi vanno coltivati, le verdure raccolte, il punto vendita curato e va portata avanti la routine burocratica della cooperativa.
Terra convive con la Comunità di Fenile di Polo9 nel comprensorio del Cante di Montevecchio, alle porte della città di Fano e questo contesto trasmette forza. Già da qualche mese avevamo avviato insieme un percorso didattico che si sviluppava in una gestione congiunta del nostro piccolo vivaio e dell’orto di comunità. Quando si è presentata l’emergenza, abbiamo spostato le attività nei campi. Abbiamo ragionato su come coniugare l’aiuto a Terra ed il percorso terapeutico, garantendo la sicurezza degli utenti.
Senza stravolgere i tempi della comunità, i ragazzi si sono resi disponibili ad effettuare la raccolta quotidiana e aiutare nella coltivazione. Hanno supportato Terra nella cura dei campi, dalla semina al trapianto, alla pulizia.
Sono stati coinvolti nella programmazione delle colture. L’orto di Terra, nel linguaggio, è diventato l’orto e basta, l’orto di tutti. I ragazzi hanno dimostrato che l’esperienza precedente dell’orto di comunità è stata fruttuosa, in quanto molti hanno dimostrato di aver appreso conoscenze e competenze agricole. In molti di noi è riemersa una dimestichezza con la terra che viene dalle esperienze personali, dall’osservazione di nonni e genitori che curavano piccoli orti familiari. Sono emersi ricordi e ed aneddoti del passato da condividere e scambiare con gli altri. Questi momenti hanno rappresentato momenti molto forti, caratterizzati da una profonda umanità. Si è instaurato un un forte legame tra Terra e la Comunità di Fenile meglio, tale che l’una è punto di rifetimento dell’altro. Nel frattempo, le piante crescono, i semi germogliano, in attesa di tornare ad una ‘normalità’ delle relazioni umane, senza mascherine e distanze.
Sulla facciata della comunità di Fenile si intravede una scritta scolpita nel marmo che per me ha un grande valore simbolico: “Podere Modello”. Podere come unità di produzione agricola novecentesca, e modello perchè ospitava i giovani contadini e mezzadri affinché acquisissero le tecniche di coltivazione e gestione per meglio amministrare i poderi familiari.
Sono fermamente convinta che queste parole scolpite nel marmo che appartengono al secolo passato, si aggiunge una didattica inclusiva capace di rendere il lavoro in agricoltura sociale un momento importante di socializzazione.
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