Sono state al centro dell’attenzione in questi mesi di emergenza: ma oggi che succede nelle strutture per anziani? La nostra cooperativa è parte integrante dello staff che lavora all’interno della Fondazione Opera Pia Mastai Ferretti: il gruppo animazione ci ha raccontato come stanno affrontando questa fase di riapertura.
Partiamo dai cancelli, finalmente aperti! Su appuntamento, un familiare per volta, può incontrare il proprio caro per una ventina di minuti. Gli incontri avvengono nel giardino e non dentro la struttura (dove l’accesso è consentito solo ai medici condotti e al personale addetto). Ovviamente con tutte le precauzioni: mascherine, guanti obbligatori e distanze assicurate. E il giardino che in questa stagione è al suo massimo splendore è il luogo migliore per rendere gli incontri semplici e gradevoli. Gli animatori hanno un ruolo importante per agevolare questi incontri: da un lato l’anziano spesso disorientato e ammutolito, dall’altro il familiare che arriva colmo di emozione e di incontenibile desiderio di rivedere dopo tanto tempo il proprio caro, nonostante le videochiamate fatte – e che si continuano a fare. Gli incontri sono molto toccanti, alcuni festosi, altri più faticosi: a volte i parenti non vengono riconosciuti, o non si trovano le parole perché tante sono le cose che si vorrebbero dire e gli abbracci che si vorrebbero dare.
Gli animatori fanno da mediatori: agevolano e accompagnano con dolcezza e delicatezza questi momenti tanto attesi.
Il nostro ruolo – racconta Francesca Landi, animatrice – è in parte cambiato: in questo periodo molti degli ospiti hanno subito un decadimento fisico e psicologico importante. Molti degli stimoli a cui erano abituati sono stati interrotti: la fisioterapia di gruppo, le feste in salone, le visite dei propri cari. Ma a nessuno di loro è mai mancata la cura e l’attenzione, personale e individuale. Anche i compleanni sono stati ricordati: non in salone, non tutti insieme, ma ad ogni festeggiato non è stato mai negato un momento specifico di festa con tanto di foto spedita al congiunto via whatsapp. Quando il tempo lo consente, gli anziani che riescono a deambulare autonomamente si recano per brevi passeggiate nel giardino, chi non riesce, viene accompagnato dagli animatori, ma uno alla volta e per poco tempo così da consentire a più persone l’accesso all’aria aperta.
L’emergenza è finita, non certo la soglia di attenzione che si declina non solo dal punto di sanitario, ma anche umano e relazionale.
Al gruppo animazione – continua Francesca – si sono aggiunti due colleghi, Nicola e Manuela che si sono affiancati a noi per gestire meglio i turni. Sono stati un supporto e uno stimolo professionale e umano molto importante. Animatori, come noi, non provenivano dal mondo “senior” ma hanno dato la loro disponibilità in un momento in cui ci è stata chiesta una maggiore presenza e non riuscivamo a coprire tutti i turni e a soddisfare i nuovi bisogni di assistenza. Nel lavoro all’interno di una RSA, si ascoltano le persone che raccontano la loro vita, le loro famiglie, le loro difficoltà, le loro vittorie, le loro sconfitte, i loro successi, i loro sogni e desideri, la loro sofferenza. Empaticamente, si ascolta, si supporta e si rincuora e, insieme, si cercano gli strumenti, insiti in ognuno di loro, per ritrovare un nuovo equilibrio mentale e il benessere psico-emotivo. Gli sguardi dei nostri anziani, a volte, sono tutto ciò che resta del “non verbale” e, senza ombra di dubbio, raccontano molto più delle loro parole. L’intensità del loro sguardo è amplificato e diviene profondo e sincero, ha un potere altissimo e, inaspettatamente, la parola, può addirittura divenire superflua, e ciò che era un semplice guardarsi, si trasforma in un discorso articolato e infinitamente più emozionante e coinvolgente. Da sempre si dice che il tempo è prezioso e quello trascorso in una RSA durante l’emergenza ne ha triplicato il valore. E per qualche attimo, si diventa figlio, nipote, moglie o marito, nel regalare loro attimi di serenità e spensieratezza. Sono meravigliosi quei sorrisi, che anche dietro alla mascherina sono visibili… visibili dal cuore perché esso stesso li avverte.
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