Dal 9 marzo scorso con l’introduzione delle misure di contenimento e gestione dell’emergenza COVID-19, la vita dei bambini e delle loro famiglie ha subito un profondo cambiamento. La cosa che più colpisce è che i bambini sembrano improvvisamente scomparsi. I parchi sono stati chiusi, non si vedono più ragazzini allegri che corrono e giocano con i loro amici o che siedono sulle panchine a chiacchierare, giocare con i loro smartphone e raccontarsi desideri e primi amori. Una riflessione a cura di Giovanna, coordinatrice polo9 nella Casa Accoglienza Nausica per gestanti e madri con figli a carico.
Le biciclette e i monopattini sono stati temporaneamente riposti in garage e il pallone, oggetto indiscusso di molti giochi all’aperto, è fermo in attesa di essere ripreso e calciato. Anche gli aquiloni colorati, simbolo della primavera, attendono con ansia di volare di nuovo nel cielo. Non solo i giardini si sono svuotati ma anche le scuole di ogni ordine e grado sono state chiuse. Per quei bambini e bambine più fragili che provengono da famiglie definite “problematiche” e quindi in carico ai servizi sociali, la scuola rappresenta da sempre “il” luogo protetto e sicuro dove poter fare esperienze positive e sperimentare relazioni di fiducia che sono alla base della crescita e lo sviluppo della persona. Questi bambini si sono trovati a non poter più contare né su insegnanti empatici capaci di ascoltare e rassicurare né su compagni capaci di aiutarli e sostenerli nelle difficoltà.
Ora che i bambini sembrano vivere in un tempo sospeso molti operatori che si occupano della loro educazione, protezione e cura quali insegnanti, pediatri, psicologi, assistenti sociali, si stanno interrogando su quali siano le conseguenze per tutti quei minori che quotidianamente si ritrovano costretti a vivere senza più una via d’uscita con genitori che agiscono indisturbati comportamenti violenti tra le mura di casa. A chi capita di spostarsi per motivi di lavoro, spesso si trova a percorrere strade con porte e finestre chiuse, non si sentono voci né rumori in un’atmosfera a dir poco surreale.
Cosa si nasconde dietro questa “calma” apparente? Perché i bambini sono diventati improvvisamente invisibili?
In un momento di emergenza sanitaria e sociale come quella che stiamo vivendo, bambini e bambine e le loro mamme a causa dell’isolamento e della convivenza forzata con il maltrattante, sono i maggiormente esposti a violenza domestica e assistita. La violenza assistita è una delle forme più gravi di violenza, è difficile da riconoscere e spesso viene sottovalutata e minimizzata. Viene definita come “il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative adulti e minori”. È la seconda forma di maltrattamento sull’infanzia più diffusa nel nostro Paese. Molti autori che si occupano di infanzia ne mettono in luce la sua pericolosità e gli esiti devastanti, soprattutto a lungo termine, sullo sviluppo della personalità. I bambini e le bambine che vivono situazioni di violenza assistita, sono terrorizzati e angosciati dal pensiero di poter perdere la propria madre e che ogni giorno che passa si mostra sempre più impotente e disperata di fronte ai soprusi subiti da parte del proprio padre o compagno. Sono bambini che fin da piccoli lottano come possono contro il maltrattante per difendere ciò che di più caro hanno.
Simmetricamente alle città e ai quartieri fantasmi, immobili e silenziosi, c’è un mondo in pieno fermento fatto da enti e organizzazioni che da anni si occupano di tutela dei minori e che oggi più che mai credono e lavorano nel poter dare voce a chi non può urlare il proprio dolore. Il 20 marzo è stato pubblicato sul sito dell’organizzazione Save the Children un documento dal titolo Isolamento da coronavirus, violenza domestica e violenza assistita: cosa c’è da sapere. Nel documento si evidenzia un fenomeno che si è osservato dall’inizio della pandemia e cioè la riduzione delle denunce da parte delle donne vittime di violenza. L’isolamento scoraggia le donne a denunciare per la difficoltà a telefonare o a recarsi direttamente dalle forze dell’ordine. Per far fronte a questo problema i centri antiviolenza oltre al numero 1522 hanno messo a disposizione un’ app per chattare in sicurezza con un’operatrice #liberapuoi cui ha fatto seguito la campagna “Libera puoi” promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità. Anche la Polizia di Stato ha realizzato un’app per segnalare i reati violenti che si consumano tra le mura domestiche con la possibilità di trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori. Le segnalazioni sono automaticamente geo-referenziate ed è possibile chiamare direttamente il 113. Tutte le segnalazioni ricevute vengono trasmesse alla Sala Operativa della Questura competente per territorio. Il 22 marzo è uscita la lettera-appello “Che impatto avrà l’isolamento sui bambini invisibili” sottoscritta da alcune delle associazioni che in Italia sono maggiormente attive nella tutela dei minori e indirizzata al Presidente del Consiglio, Camera e Senato nella quale si chiede al governo un “decreto bambini” al fine di elevare il livello di tutela e protezione per tutti quei minori di età che vivono in condizioni di fragilità o in contesti famigliari poveri e disfunzionali. La lettera si è ben presto trasformata in una petizione che ha già raccolto più di 5.000 adesioni. La petizione è ancora aperta ed è possibile sottoscriverla al link: change.org/bambiniinvisibili. La Garante per l’Infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, ha chiesto che si inserisca un esperto di infanzia e adolescenza nella task force del Governo per la fase 2. Anche a livello globare si chiede uno sforzo urgente e unito per affrontare la violenza contro i minori come parte della più ampia risposta alla crisi COVID-19. Ognuno ha un ruolo da svolgere, compresi la comunità internazionale e i leader di ogni settore. In particolare, i governi dovrebbero garantire che i piani di prevenzione e risposta all’emergenza integrino misure adeguate all’età e sensibili al genere per proteggere i minori dalla violenza, dallo sfruttamento e dagli abusi. Il Segretario Generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha lanciato il 6 aprile l’allarme sul fenomeno delle violenze domestiche che, a causa del confinamento forzato, si fanno ancora più pressanti. Dare voce e ridare visibilità a chi non ha parole per farlo è un dovere di tutti gli operatori che a vario titolo lavorano nel terzo settore e nella tutela e protezione di tutti quei bambini e delle loro mamme che oggi più che mai sia nell’emergenza che in futuro, hanno bisogno di una rete di servizi pronta a offrire loro un intervento urgente e una presa in carico qualificata.
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