Lo spazio, in questi giorni in cui sembra di non averne abbastanza. Ecco i consigli della nostra coordinatrice polo9 del centro Avanti Tutta, dott.ssa Silvia Savini.
spàzio s. m. [dal lat. spatium, forse der. di patēre «essere aperto»]
Lo spazio è di per sé IL LUOGO PER GLI OGGETTI della realtà. Un spazio quindi in cui mettere cose. In questi giorni il nostro spazio è giocoforza la nostra CASA. Anche lei il Nostro Luogo, con i Nostri Oggetti ai quali abbiamo dato una collocazione, una posizione. La nostra casa diventa così, per certi lo scrigno, per altri la gabbia, in cui vivere o forse sopravvivere tutti i giorni della convivenza forzata che ci spettano da qui in avanti.
Ma forse le cose possono essere lette diversamente. La casa, il luogo della Famiglia, lo spazio di Vita, di Crescita per i figli e il Nido d’Amore per le coppie, è troppo spesso intesa come un concetto asettico, un’idea originale di un luogo bello, abbellito forse, da suppellettili e arredi di vario genere e forma. La funzionalità di quanto ci circonda, a casa , passa talvolta in secondo piano. Ecco quindi sorgere il primo aspetto su cui riflettere.
Maria Montessori, già ai primi del 1900, parlava di ambiente inteso come spazio in cui il soggetto debba essere rappresentato nelle sue specificità, che possa permettere a ciascuno dei membri che lo vive “la libera espressione delle proprie potenzialità”. La domanda che possiamo cogliere l’occasione di farci, porta quindi a riflettere se e come lo spazio/casa ci rappresenta, ci stimola e ci fa sentire liberi. Parlare di libertà, all’interno delle mura domestiche, può in effetti suonare come un ossimoro. Ebbene si la “ricetta” della felicità -si dice- è trovare il proprio spazio nel mondo. Senza pretesa di esagerazione possiamo rimpicciolire la prospettiva limitandola al proprio spazio di casa. Mi capita spesso di ascoltare racconti di genitori che lamentano la difficoltà di convivere con i propri figli, grandi o piccini che siano, all’interno delle mura della loro abitazione, di percepire quasi un senso di insofferenza nel farlo. La scelta conseguente è quasi sempre quella di organizzarsi in attività all’aperto o perlomeno all’esterno. Ebbene, questa non è una soluzione da demonizzare, ma certamente va ascoltata la richiesta di aiuto che arriva e torna- direi in sordina- è: la nostra casa dà la possibilità a ciascuno di noi di esprimersi? Possiamo dire che lo spazio di vita in cui conviviamo sia realmente a misura di bambino, ragazzo, genitore? Nella maggior parte dei casi la risposta è negativa. Cosa fare dunque?
Utilizziamo il tempo della quarantena per FARE SPAZIO. Cominciando dal liberare. Questa può essere un’attività da fare in famiglia. Ciascun membro individui quindi gli oggetti dei quali può liberarsi all’interno della propria casa. I genitori riflettano su quali mobili o accessori non siano invece indispensabili. Ed ora visto che non servono potete eliminarli. Insomma, l’esercizio del FARE SPAZIO PER LASCIARE SPAZIO è terapeutico e rappresenta un primo passaggio pedagogico fondamentale in una famiglia. Talvolta le case rimangono immutate negli anni. L’ambiente di vita deve evolvere con lo sviluppo, la crescita degli individui che lo frequentano. Emmi Pikler, pediatra viennese di inizio secolo, parla proprio di uno spazio proporzionato.
NON ABBIATE PAURA DI FARE SPAZIO.
A questo punto ciascuno dei membri della famiglia si sentirà alleggerito, non certo dalla fatica, ma dalla liberazione dall’ingombro e dal peso degli oggetti e grazie ad una visione più ariosa e chiara della vostra casa sarete in grado di VEDERE quale spazio spetta a ciascuno. Attenzione, questo passaggio è indipendente dalla dimensione dell’appartamento in cui vivete. Che voi abbiate un bilocale o una casa su più livelli, è importante che ciascuno si ritagli il proprio spazio. Se ci pensiamo bene in effetti, molte teorie psicanalitiche lo confermano: allo spazio esterno corrisponde sempre la possibilità di avere, di percepire uno spazio interno, interiore e viceversa.
Lo spazio come dicevamo- è suggerito – che debba essere proporzionale alla crescita del bambino. Ora però bisogna operare delle distinzioni.
Lo spazio per il bambino da 0 a 3 anni deve essere organizzato in modo che egli possa muoversi su una proporzione 1:3, in modo perciò che il bambino non si senta spaventato da uno spazio troppo esteso. Non necessita di arredi imponenti; può rimanere a terra fino a che non cammina e deve potersi muovere liberamente, rotolando e strisciando in sicurezza adagiato su un tappeto/supporto rigido che non lo intralci nei movimenti. Quando i bambini iniziano ad esplorare in autonomia è necessario, come si sa , rendere la casa un ambiente sicuro, limitando spigoli e oggetti pericolosi. Ricordiamoci che non è il bambino che deve essere limitato ma gli oggetti! Il bambino con la crescita accumulerà poi un’enorme quantità di giochi. Anche in questo caso è opportuno che questi siano organizzati in una zona definita e limitata della casa .
Mi capita talvolta di entrare in abitazioni dove, da subito, capisci che i bambini hanno preso il sopravvento sui genitori. Lo spazio di casa e lo spazio del gioco si sono fusi. Così come si sono fusi lo spazio di vita del genitore con quello dei propri figli. Si assiste qui ,ad una progressiva perdita dell’identità genitoriale. E’ assai raro ma non impossibile anche incontrare l’altra faccia della medaglia, la “casa museo”. Ovvero lo spazio intonso, intoccabile ed inespugnabile per i bambini che lo abitano. Puramente estetico. In questo caso accade l’esatto opposto della situazione precedente. Il genitore ha schiacciato il figlio “adultizzandolo” fino a farlo “scomparire”. Non un gioco né un orpello.
Lo SPAZIO in cui vivo RAPPRESENTA L’ESPRESSIONE DELLA MIA IDENTITA’.
Lo spazio dei membri della famiglia deve essere chiaro e proporzionato dunque tra gli stessi. I giochi saranno disposti in uno spazio e ordinati in modo che il bambino “sperimentando l’ordine nell’ambiente circostante possa tracciare il proprio ordine mentale “ (M.Montessori). Questo è un principio valido anche per il ragazzo. Tuttavia è necessario che oltre lo spazio in condivisione, con i figli adolescenti, si preveda anche uno spazio della singolarità. Laddove , per ovvi motivi questo non sia garantibile, è necessario che si trovi un momento in cui ciascuno, genitori compresi, possa godere, se lo desidera, di uno spazio “privato”.
LO SPAZIO DEL SILENZIO E DELLA SIGOLARITA’ RAPPRESENTA UN MOMENTO IMPORTANTE DI RIELABORAZIONE DEI PROPRI VISSUTI.
Nell’appartamento bilocale, è possibile quindi immaginare che a turno si utilizzino degli spazi in modo da non essere costretti sempre e comunque alla convivenza.
Sono pochi e semplici spunti che ci stimolano a muoverci verso un’ organizzazione pedagogica dello SPAZIO/CASA. Questo ci aiuta a riflettere sull’importanza:
- Del fare spazio
- Del lasciare spazio
- Del riconoscersi nel proprio spazio
- Del rispettare lo spazio di chi vive con me
E questo sfiora una prospettiva che non appartiene solo all’esterno, alle sole mura domestiche, ma che molto ha a che fare con una dimensione più intima, di crescita interiore. Da questo punto di vista la convivenza seppur forzata, diventa così un’occasione nuova per FARE FAMIGLIA ed ESSERE FAMIGLIA.
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