La situazione dei senza dimora si presenta problematica e densa di difficoltà rispetto alla gestione del rischio contagio o peggio ancora della positività al virus Covid 19. Luca Corinaldesi, membro consiglio nazionale Fiopsd e Chiara Mondaini, coordinatrice polo9 Tetto per Tutti ci accompagnano in una riflessione dalla carenza di informazioni e strumenti fino alla chiusura e limitazione di servizi essenziali per i senza tetto.
“IO RESTO A CASA” è la frase che più di tutte continua a risuonare nelle nostre orecchie in questi giorni così difficili. Un dovere/diritto per tutta la comunità sociale tranne che per le circa 55mila persone senza dimora che attualmente occupano le strade italiane. Come il diritto alla salute o quello di voto, anche il diritto di sentirsi al riparo da un contagio così diffuso è negato a coloro che una casa o anche una dimora provvisoria, non ce l’hanno. Fino ad arrivare al paradosso di essere denunciati e multati proprio per il mancato rispetto delle recenti disposizioni ministeriali come successo a Milano, Roma, Treviso ed altre città italiane.
La realtà appare ancora più dura se si pensa alla difficoltà che molte persone presentano per ciò che riguarda la salute: la maggior parte presenta compromissioni e situazioni a rischio anche in situazione di ordinarietà. La loro situazione precaria risulta essere accentuata dalla contrazione o chiusura di alcuni servizi essenziali, in particolar modo quelli offerti su base volontaria, verificatasi nelle ultime settimane.
Nella nostra regione, ad esempio, si è avuta la chiusura di tutti i centri di accoglienza tranne i due pubblici di Jesi e Ancona (in totale 40 posti). In queste strutture “La Casa delle Genti” Jesi e il “Tetto per Tutti” Ancona, sono bloccate le nuove accoglienze, non vengono fatte dimissioni e l’accoglienza è stata ampliata all’intero arco della giornata in modo da consentire agli ospiti di ottemperare al decreto. Ma, se teniamo conto che il numero delle persone accolte nell’anno 2019 nel solo Tetto per Tutti ammonta a circa 320, abbiamo la percezione di quanti siano quelli che si trovano in strada. A parziale risposta il Comune di Ancona ha attivato l’accoglienza straordinaria in albergo per circa 8 persone, soluzione caldeggiata e consigliata a livello nazionale anche da Fiopsd al Ministero dell’interno e alle varie Prefetture, enti responsabili della salute pubblica.
Mai come in questi giorni si ha la consapevolezza che o ci si salva tutti insieme o non ci si salva, che nessuno può essere lasciato indietro perché ciò comporterebbe l’esistenza di zone grigie in cui il virus può propagarsi e diffondersi nuovamente. Anche in una situazione emergenziale come quella attuale è emerso come la risposta più adeguata alle problematiche delle persone senza dimora siano i progetti di housing che le tolgono definitivamente dalla strada per offrire loro un percorso di reinserimento sociale, e quei diritti fondamentali che altrimenti sono loro negati. Negli ultimi due anni il Ministero ha anche stanziato, grazie al contributo della Comunità Europea, ingenti fondi (PON e FEAD) per l’attivazione di progettualità in questo senso (housing first/housing led), è responsabilità delle Regioni e degli Ambiti Territoriali dare seguito a tali disposizioni e prevedere politiche ed azioni che superino la logica dell’emergenza o della riduzione del danno a favore di una reale presa in carico ed uscita definitiva dalla strada.
Istruzioni coronavirus per i senza fissa dimora.
Guarda il video della campagna IO NON POSSO RESTARE A CASA.
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