IPER-COINVOLGIMENTO DIGITALE VS SAGGEZZA DIGITALE. I Rischi per i minori internauti tra “child -rooming” e “challenge”
Dopo le considerazioni sul concetto di dipendenza dalla tecnologia, una doverosa riflessione va fatta su quelli possono essere i rischi legati ad un iper-coinvolgimento digitale. Iper-coinvolgimento che in questo momento di emergenza è ovviamente fortemente indotto da una serie di fattori/obblighi, quali il lockdown, seppur allentato, la didattica a distanza, l’entertainment offerto da cinema e serie tv, i messaggi pubblicitari. Tuttavia il tempo dedicato allo schermo e alla interazione digitale che sia “off” che “on line” è decisamente eccessivo e non privo di rischi.
Cosa può accadere ai minori internauti e iper-connessi? Ci sono rischi fisici, per la propria sicurezza e incolumità? Quale può essere l’impatto emotivo e psicologico?
Generalizzando per convenzione, possiamo osservare che ci sono 3 macro aree di rischio:
- salute fisica,
- sicurezza in rete e reati,
- salute psicologica,
sono ovviamente aree interconnesse che per molti aspetti si contaminano. I comportamenti agiti in rete sono molteplici perché in rete c’è la nostra vita, catalogarli senza considerarli interconnessi è sicuramente improprio.
Infatti fino a che punto si può essere vittima di frode o violazioni della propria privacy, oppure ricevere o agire comportamenti di cyberbullismo, partecipare ad una challenge, essere vittima di revenge porn, senza ripercussioni fisiche e psicologiche o sulla propria incolumità?
Rispetto all’impatto sulla salute fisica, va ricordato che la Società Italiana di Pediatria nel 2018 si è espressa con un documento ufficiale sull’uso dei media device, nei bambini da 0 a 8 anni di età a seguito di una approfondita analisi degli effetti positivi e negativi sulla salute fisica e mentale, per stabilire l’età più appropriata per l’esposizione ai media device.
In sintesi l’uso precoce dei dispositivi digitali e il loro tempo di utilizzo sono correlati significativamente con:
- Minore apprendimento nei bambini di età inferiore ai 3 anni
- Bassi livelli di attenzione e minori relazioni sociali,
- Aumento del peso corporeo
- Problemi comportamentali
- Cefalea, dolori muscolari soprattutto al collo per via della postura scorretta.
- Bassa qualità del sonno per via delle sollecitazioni sia dei contenuti che della luce che interferiscono con il ritmo circadiano se l’esposizione avviene la sera.
- Secchezza e bruciore oculare
- Alterata percezione dei suoni
Il dato interessante è che gli effetti positivi ad esempio sull’apprendimento, si hanno durante l’età scolare, e solo a certe condizioni: in presenza di contenuto appropriato e della mediazione del genitore. Dispositivi ed applicazioni migliorano le prestazioni e incidono positivamente sullo sviluppo solo se è l’adulto a mediare la relazione. Quindi età di utilizzo, qualità dei contenuti e presenza reale adulta sono variabili determinanti.
Dal punto di vista psicologico per analizzare un comportamento a rischio salute come l’abuso di tecnologia, va considerata la linea di sviluppo dell’individuo. Va osservato quanto l’impatto negativo limita, rallenta, impedisce, l’acquisizione di competenze proprie di quella età. La psicologia evolutiva anche grazie all’Infant Research e più recentemente alle neuroscienze, ha prodotto nel corso degli ultimi 30 anni numerosi studi e ricerche empiriche che hanno generato assunti nella comprensione della salute e benessere dei minori e famiglie.
Ad esempio quanto la competenza linguistica che un bambino raggiunge a tre anni viene ostacolata e rallentata dalla esposizione precoce al digitale?
Quanto e come viene influenzata la capacità di socializzazione di un preadolescente o la costruzione dell’identità? Come impatta sullo svincolo della famiglia e sulla conquista dell’autonomia, di un adolescente e con quali stili comunicativi?
Come modifica o inibisce lo sviluppo sessuale, relazionale e la percezione corporea?
A questi interrogativi la ricerca è in grado di fornire risposte che nel delineare “l’età giusta” includono in ogni tappa evolutiva la mediazione del genitore o dell’adulto di riferimento, indispensabile per arrivare all’autonomia digitale. Quindi il “vaccino” dei rischi di un iper-connessione sembra essere la relazione e le regole che vengono definite apprese e dettate nel clima affettivo condiviso all’interno della famiglia.
E’ molto importante che il nucleo familiare utilizzi lo strumento tecnologico come un mezzo di esperienza condivisa affettivamente. In questa momento di emergenza poniamo l’attenzione su due rischi: l’adescamento di minori on line e il fenomeno delle challenge tra gli adolescenti. Se le nuove tecnologie hanno migliorato la vita anche dei minori, allo stesso tempo rappresentano un vantaggio per gli sfruttatori e maltrattanti di bambini.
Alcuni dati:
Dal “Dossier abuso sessuale e pedofilia” (2019) curato da Telefono Azzurro emerge che secondo una stima di Microsoft, ogni giorno vengono scaricate 720.000 immagini rappresentanti abusi sessuali sui bambini; tra il 2016 e il 2018 il numero di immagini e video illegali caricati on line ha subito un incremento dell’83%. Nel 2017 si stima che il 56% di bambini in età compresa tra gli 8 e i 12 anni ha subito cyberbullismo, dipendenza da videogiochi, minacce sessuali online ed incontri offline.
L’ADESCAMENTO
Il fenomeno dell’adescamento di minori on line noto anche come “child grooming” (dall’inglese “to groom” curare) si riferisce ad una manipolazione psicologica effettuata da adulti potenzialmente abusanti che contattano bambini e adolescenti in chat nei social network, o giochi on line con l’intenzione di instaurare una relazione intima e/o sessualizzata, creando fiducia e abbattendo le loro resistenze emotive.
Il web consente al predatore di mascherarsi e mimetizzarsi tra le proprie vittime, assumere connotati giovani creando un falso profilo modificando la propria identità e per renderla più appetibile alla propria vittima. Molto spesso l’adescatore svolge ricerche di quelle che possono essere le potenziali vittime, cercando di carpire i loro gusti, le loro fantasie e gli argomenti che possono essere più idonei per poter instaurare sin da subito una interazione, guadagnando immediatamente la loro attenzione.
L’adescamento online è un processo che si compone di alcune fasi
- Scelta della vittima e contatto iniziale
- Fase della creazione dell’amicizia
- Fase della creazione della relazione
- Fase della valutazione del rischio di essere scoperto
- Fase della esclusività del rapporto per cui il minore manipolato sente di essere unico e garantisce la segretezza della relazione
- Fase sessuale in cui l’adescatore introduce argomenti sessuali, mostra immagini pedopornografiche; in questa fase può realizzarsi un incontro di persona.
Non è facile accorgersi e un minore da solo non riesce ad uscirne; quindi è importante che i genitori e gli adulti di riferimento, pur non eccedendo nel controllo severo e nel vedere solo rischi e pericoli del web educhino, sensibilizzino vigilino e diano regole chiare e semplici.
LE CHALLENGE
Il fenomeno delle sfide tra adolescenti, è l’altro elemento di rischio su cui occorre riflettere.
Cosa sono le challenge? Sono sfide che vengono lanciate ai giovani attraverso i social network: Instagram, Tiktok, Facebook e simili. Non tutte le sfide sono pericolose ad esempio: dover fare il maggior numero di palleggi con i piedi con un rotolo di carta igienica, non mette a repentaglio l’incolumità, ma ci sono molteplici challenge per cui i ragazzi sono pronti a rischiare, molto più pericolose raggruppabili in:
- Sfide pericolose e/o autolesionistiche (es. Blackout game Blue Whale, Fire challenge, Daredevil, Choking game, Cutting, ecc.).
- Sfide in cui vi è un’evidente oggettivazione della donna (es. Tawawa challenge, Underboob pen challenge, ecc.)
- Sfide in cui viene ostentata e incentivata un’eccessiva magrezza (es. Ribcage bragging challenge, Collarbone challenge, Bikini bridge, ecc.)
- Sfide che riguardano il tema della sessualità (es. Stealthing challenge, Sexting, ecc.)
- Sfide che hanno come sfondo il tema dell’aggressività (es. Knockout game, Pull a pig, ecc.)
Le più recenti “Eye bright challenge” e “Skullbreaker Challenge”; nella prima i ragazzi tentano di cambiare colore dell’iride mettendo una miscela di candeggina e disinfettante nell’occhio con la convinzione che questo possa avvenire. Skullbreaker, letteralmente, significa “rompi-cranio”, ed è ciò che si rischia in questa sfida in cui si fa cadere in maniera particolarmente violenta, l’amico invitato a partecipare. Fortunatamente non sono casi numerosi, ma che in questo periodo di maggiore esposizione ai social e alla noia il fenomeno potrebbe accentuarsi. In genere la causa viene attribuita agli adolescenti stessi, individuata nelle caratteristiche proprie di un’età che li espone per natura a compiere maggiori rischi; poco abituati a stare con se stessi, e gestire la noia o la solitudine che quando avvertita può essere riempita con comportamenti attivanti come le sfide. Esiste una scuola di pensiero “organicista” che attribuisce maggiore responsabilità alle cause fisiologiche che determinerebbero il comportamento degli adolescenti. Daniel J. Siegel, professore di psichiatria alla University of California di Los Angeles, spiega come il cervello durante l’adolescenza, da un punto di vista fisico cambi la propria struttura, abbandonando certe caratteristiche per creare nuove “connessioni”. Questo spiegherebbe molti comportamenti tipici di questa età, inclusi quelli aggressivi, incoscienti, provocatori dissoluti. Un altro aspetto rilevante è la produzione di dopamina, detto anche “ormone del piacere, o “droga naturale” in quanto responsabile del senso di soddisfazione e gratificazione. Durante l’adolescenza il cervello presenta un livello medio di produzione di questo neurotrasmettitore, inferiore a quello di bambini e adulti. Il suo livello inferiore è una delle cause di quel senso di “noia” di cui soffrirebbero maggiormente i teenager che per compensare tale minore produzione, sarebbero spinti a comportamenti a rischio, gratificanti. Gli studi sempre più approfonditi sul funzionamento del cervello pur non essendo ancora esaustivi, confermano che sicuramente la dopamina è coinvolta, e che le sinapsi tendono a formarsi definitivamente intorno ai 20-25 anni, lasciando gli adolescenti con un funzionamento cerebrale ancora immaturo. Questo non deve farci cadere nella tentazione di delegare le cause dei comportamenti rischiosi solo alla incapacità fisiologica dei giovani di comprendere le conseguenze dei propri gesti. Va fatta una riflessione educativa sul mondo adulto e sulla sua incapacità di vedere che ha impostato un sistema di valori sociali in cui non esistono più etica, rispetto e regole; in cui si è disposti a tutto pur di avere successo e notorietà. E’ un tema da tempo dibattuto ma la comunicazione mediatica prima e social poi, hanno privilegiato audience e popolarità a qualsiasi costo, litigi, aggressioni, processi e funerali mediatici, ponendo la notorietà più importante della vita e del benessere delle generazioni più giovani. Fino a che gli adulti non proporranno modelli di identificazione alternativi, sarà difficile limitare queste condotte che originano dal contesto culturale educativo in cui si cresce. Anche per le challenge non è facile rendersi conto di ciò che sta accadendo ai propri figli poiché possono avere facilmente una vita parallela on line.
Le indicazioni per entrambi i rischi affrontati sono relativamente semplici e solo apparentemente scontati, partono sempre da un dialogo aperto e fiducioso con i propri figli, mirato a conoscere il loro mondo, anche digitale e virtuale senza l’obiettivo di criticarlo o valutarlo.
Importante è anche osservare a distanza comportamenti anomali e eventuali disagi o sofferenze che possono presentarsi come, restare chiusi in camera troppo a lungo, evitare le relazioni sociali con gli amici, anche in chat, cambiamenti di umore, irascibilità.
Fondamentale è far crescere il senso critico, gli adulti devono guidare la lettura della realtà, delle informazioni social e mediatiche in modo da sviluppare consapevolezza e idee personali, come antidoto alle proposte allettanti e manipolatorie che possono presentarsi.
Infine in termini preventivi per arginare tali fenomeni è efficace fare rete con altri genitori, insegnanti, educatori e contribuire a costruire una alleanza educativa, promuovere educazione digitale e affettiva relazionale.
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