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Prendersi cura di un malato di Alzheimer ai tempi del Covid-19

Prendersi cura di un malato di Alzheimer è sempre un compito faticoso e richiede un enorme dispendio di energie fisiche e psicologiche. Il familiare deve dividere il suo tempo tra impegni di vita quotidiana e l’assistenza, spesso i ritmi frenetici rendono tutto più complicato e rischiano di compromettere il rapporto con il proprio familiare.

In questo momento surreale che stiamo vivendo, dove il tempo sembra essersi fermato, per molte famiglie che affrontano questa malattia, si stanno presentando problematiche nuove, che necessitano di qualche attenzione. Ecco i consigli delle nostre operatrici specializzate:

  • Uscire di casa per un malato di Alzheimer spesso è una necessità, lo aiuta a ridurre l’ansia quando non riconosce più la sua casa o per placare l’agitazione che può arrivare in particolare in alcuni momenti della giornata. In questo momento in cui non è possibile assecondarne il bisogno per ovvie ragioni di sicurezza, sarebbe importante non negare l’uscita al malato in modo perentorio, ma accontentarlo per quello che è possibile, permettendogli ad esempio di indossare il cappotto e uscire per portare fuori l’immondizia, anche solo per pochi minuti, o sostare in un balcone a respirare magari annaffiando i fiori, o spazzando a terra. Naturalmente chi ha la fortuna di avere un giardino fa bene ad approfittarne.

 

  • Rivolgersi con dolcezza alla persona malata. Una regola che va sempre tenuta presente. Mai contrapporsi con troppo fermezza, meglio lasciar spazio alla contrattazione, lasciando alla persona assistita la percezione di poter anche un po’ decidere per sé stessa.

 

  • Quando le richieste sono insistenti e sembra di non riuscire a convincere la persona malata a fare o a non fare qualcosa si può provare a spostare la sua attenzione su altro che solitamente attira il suo interesse: un buon cibo che stimola la sua golosità, una persona alla quale è particolarmente legata, un passatempo che di solito la distrae… sono piccoli espedienti che funzionano.

 

  • Scandire la giornata con le abitudini di sempre. La malattia disorienta la persona nel tempo, è importante quindi scandire bene la giornata dal risveglio mattutino: lavarsi e vestirsi, rispettando gli orari del pranzo, della cena e dell’ora di andare a letto.

 

  • Tenersi impegnati. L’apatia è un altro scoglio da superare e passare tutta la giornata in casa può accentuare questa tendenza; è importante tenersi impegnati e chiedere l’aiuto della persona malata in piccoli lavoretti domestici e quotidiani, come apparecchiare e sparecchiare la tavola, spolverare, riordinare la biancheria.

 

  • L’isolamento dalle persone care può influire anche sull’umore. Oggi la tecnologia ci consente di accorciare le distanze e rimanere in contatto con familiari che non possiamo incontrare. È possibile quindi fare videochiamate con nipoti, pronipoti, che sicuramente stimolano l’affettività e la tenerezza.

 

  • Il tono dell’umore è strettamente collegato al progredire della malattia. È importante mantenerlo alto per quanto possibile, favorendo attività piacevoli e rilassanti ogni giorno, come l’ascolto della musica, cantare insieme una canzone, una partita a carte, ricordando sempre che la persona malata mantiene comunque la capacità e la voglia di ridere e di divertirsi.

 

  • Ultimo, ma non per importanza, è il bisogno del familiare che assiste la persona affetta di Alzheimer, di ricavare del tempo anche breve nell’arco della giornata, solo per se stesso. Riposo, movimento, hobby. La salute psicofisica di chi assiste non è di secondaria importanza a quella del suo assistito.

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